Nella state, accompagnai il generale nelle sue escursioni attraverso la provincia di suo governo, ed ebbi l'occasione di studiarne un poco la topografia e segnare i punti più vicini di Jakutsk, che dovevo evitare. L'autunno, pescammo e cacciammo di nuovo, facendo progetti per l'inverno; perocchè io aveva definitivamente acquistato la stima e l'amicizia del generale, e l'una delle sue figliuole pregava Iddio di tutto cuore - se pur mai pregasse - che il permesso del mio matrimonio con Cesara non arrivasse giammai.
Il 1.° novembre spuntò. Il cielo mostrava talvolta il suo sole freddo e giallastro, e spiegava la notte le stelle del suo mantello turchino. La tempesta, l'uragano, le trombe di neve scorrevano l'aere sbrigliate. L'ora suonò.
Io pregai Jodelle di comperarmi tre renne e di far venire il suo Jakuto, a notte fissa, al sito designato. Jodelle comprese probabilmente il mio progetto, poichè a bella prima sclamò: Viva la repubblica! Poi, ravvisatosi nel mio interesse, e' mi fece delle osservazioni indirette sulla sorte terribile che pesava sui deportati che tentavano fuggire. Io tagliai corto. Tre giorni dopo, e' mi annunziò che tre magnifiche renne erano a mia disposizione, e ch'ei m'accompagnerebbe fino a Killaem per mettere il Jakuto al mio servizio, avendolo già prevenuto di tenersi pronto a partire. Io domandai al generale il permesso di andare a caccia dell'orso. Per fortuna, Alice era indisposta. Questo permesso mi venne accordato, ed io staccai dalla panoplia dei generale una carabina appropriata a questa caccia: buon rinforzo, bell'arma inglese, di cui feci poscia rimborsare il prezzo al signor Ozeroff, che è restato mio amico.
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