E' si mise allora a cantare il lied siberiano seguente:
/# "Non mi occorre nč penna nč inchiostro per scrivere la mia lettera: - Una lagrima bruciante basterą! - Questa colomba a gola rossa e violetta sarą il mio messaggiero. - Gentile colomba, fa presto, parti, e spicca il tuo volo verso Jakoutsk, la bella cittą. - Tu caccerai la mia lettera sotto la sua porta, o la lascerai cadere sotto la sua finestra". #/
Metek, si tacque e guardņ l'orso. Questo continuava a dondolarsi, spensieratamente, in cadenza, e quasi sonnecchiando.
- Diavolo! disse Metek, esso č difficile a contentare. Eppure io non gli ho cantato uno dei nostri andiltehinč guerrieri, ma il pił soave dei nostri lai femminili. Ciņ non lo tocca. Su, presto, fategli udire la voce pił infantile del vostro giovane fratello.
Č noto che l'orso ha l'udito durissimo. Ma, per una stranezza della natura, questo bruto, che non percepisce neppure il terribile muggito del tuono, il fragore delle valanghe ed il ruggito del mare in furore, resta estatico al gorgheggio di certi uccelletti.
Cesara poteva appena articolare qualche sillaba, accompagnandole sempre con un crescendo di tosse. Come poteva ella trovare una nota di canto nella sua gola? Nondimeno la nostra salvezza era a questo prezzo. Ella fece dunque sopra di sč uno di quegli sforzi della disperazione che divengono miracoli, e si mise a mormorare con voce lamentevole e sommessa questa dolce denka polacca:
/# "Mi mandarono in una foresta, in una piccola foresta, per cercarvi le coccolle selvagge e cogliervi i fiori della stagione; ma io non raccolsi le coccolle, non colsi i fiori.
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Jakoutsk Metek
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