- Ricordatevi bene questo, che io non voglio nulla per prestazione forzata, se ciò può essere. Voglio comperare una narta ed una muta di dodici cani. Caricherete la narta di ciò che occorre per nudrire i cani per un mese, di un poco di provvigioni per noi, soprattutto polvere e piombo, se ne trovate. Aggiogheremo la slitta alla narta.
- Sarebbe troppo pesante. Bisognerebbero ventiquattro cani, ed in questa stagione dubito che troverò nel borgo pesce secco, quanto basti per nutrire una così numerosa muta. Riflettetevi.
- Farete ciò che potrete. Partiamo tosto.
Costruimmo una specie di barella per trasportare Cesara sul nostro dorso, quando ella si sentisse troppo stanca. Il di più del peso non era enorme, e noi procedevamo più spediti. Due giorni dopo, arrivammo al nostro accampamento, e disotterrammo la slitta, la tenda, le provvigioni. Siccome noi dovevamo restare in quel sito un mese circa, così scegliemmo un posto convenevole, bene ricoverato. Rizzammo la tenda; ed affinchè fosse più solida, ci mettemmo all'indomani a rinchiuderla in una specie di casa - una casa costrutta di aste e rami intrecciati, spalmata di strati di neve, sui quali versammo dell'acqua, che, gelandosi, le fece uno splendido intonaco di diamante. La slitta fu collocata nella casa, di cui assicurai l'approccio, praticandovi feritoie. Eravamo, insomma, confortevolmente alloggiati.
Metek calzò le sue lija - pattini da neve - e partì il dì seguente. Prese alcuni viveri, un po' di tabacco e di acquavite, e 300 rubli: più, un fucile.
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Cesara
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