Gli animali fuggono verso le sponde del mare, ove il vento freddo dissipa questi insetti sanguinari. Noi fummo obbligati ad abbandonare il nostro accampamento e trasportarlo incontro allo Stretto.
Gl'indigeni ci regalarono abiti leggeri, costrutti delle budella della morsa.
Infrattanto la stagione avanzava. L'ora della speranza, e l'agonia che essa sveglia, sonava: ecco giugno. Il mare carreggiava sempre i suoi ice-bergs o torosi, ossia monti di ghiaccio. Si vedevano ancora di lontano degli spazi immobili di ghiaccio continuo; ma l'azzurro dei fiotti rivaleggiava con quello del cielo, l'acqua ribolliva, saltava, fremeva, viveva; il naviglio prendeva il posto della narta e della slitta.
Ecco il mese di luglio: e non un baleniere!
Ecco il mese di agosto: e non un baleniere! -
Abbrevio.
Io non potrei giammai comunicarvi il sentimento di ansietà spasmodica che, per quaranta giorni, oscurò le nostre veglie e popolò di fantasimi il nostro riposo. Noi eravamo giunti a considerare come una delle venture le meno lugubri il ritorno a Yakutsk, vale a dire, il disonore per Cesara e per me la morte sotto lo knut.
I progetti del nostro salvamento s'incrociavano: approdare all'America Russa ed andare incontro all'incognito dei Samoiedi; risalire l'Anadyr, traversar le montagne e sboccare verso il mare di Okhotsk, al golfo di Penjinsk, recarci alle isole Aliutine, nel Kamtsciatka e di là, come Benyowski, salpare verso Canton; passare il verno alle sponde dello stretto di Behring ed attendere l'anno prossimo; o recarci nell'America russa con gli Tsciuktscias che vi vanno a cercar pelliccerie.
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