Ma, si dirà, perchè voi, che avete cooperato alla libertà dell'Italia e trovate legittima la sua indipendenza e la sua unità, non vi ribellate contro il consiglio del marchese Wielopolski, il quale vuole il contrario di quello che fu fatto da voi?
La ragione è, che le due emancipazioni hanno un carattere radicalmente differente.
La rivoluzione d'Italia ebbe un marchio puramente nazionale; quella della Polonia ha il carattere della supremazia di un ramo di razza sur un ramo consanguineo. L'Austria era un Impero di razza teutonica; l'Italia, una nazione di razza latina. L'Austria non poteva assimilarsi l'Italia, la cui civiltà valeva la sua, ma dominarla, trafficarne, tenerla divisa. Mentre che in Polonia trattasi di completare la razza slava, e che la Polonia confondasi con un popolo, alla cui civiltà essa servirà di locomotiva. L'Austria non faceva all'italiano la sua parte eguale, come la fa oggidì all'Ungheria, come la Russia l'offre alla Polonia; ma essa considerava Milano e Venezia come suoi possessi, come conquista. Infine il Piemonte fu nobilmente, francamente italiano in mezzo ad italiani; la Polonia resta polacca in mezzo agli slavi. La fortuna, per ultimo, sorrise all'Italia dandole Vittorio Emmanuele, e Cavour, chiamando Napoleone III all'impero; e la non ha, sventuratamente, ripetuto per la Polonia lo tzar Alessandro I.
Ma, in presenza delle necessità, della fatalità, il dritto esso stesso ringuaina la sua efficacia. Per i polacchi e' non si tratta più del modo di esistere, ma di esistere.
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