Avrei potuto dettare dei versi, se le mosche me l'avessero permesso.
Questo insetto arrogante scompigliava le mie rime.
Noi eravamo duemila bellimbusti, e occupavamo la gola formidabile che separa la provincia di Basilicata da quella di Cosenza, alla testa del ponte di Campotenese. Questi due mila messeri non avevano preso affatto la cosa sul serio, non comprendendola guari. Essi non erano insorti per alcuno interesse speciale. Passavano dunque le loro giornate a giuocare alle carte, a dar la caccia ai pidocchi di cui formicolavano e ad arrostire dei montoni - montoni naturalmente realisti. Essi erano poco o niente pagati e pieni di abnegazione.
I soldati di Sua Maestą, dall'altra parte del ponte, occupavano i loro ozi presso a poco nella stessa guisa. Solamente, come diversione, essi scorrevano di quando in quando pei villaggi, si facevano servire dai contadini, e pagavano a colpi di calcio di fucile.
Il generale Busacca, che comandava questa colonna mobile, stanziava a Castrovillari. Questo generale sarebbe pur stato il pił feroce e brutale ubbriacone del suo secolo, se Gregorio XVI non lo avesse preceduto. Egli si coricava fra due bottiglie, quando non cadeva, messo fuori di combattimento, sopra un campo di battaglia seminato di orciuoli e di fiaschetti di ogni forma. Busacca non avrebbe giammai punito un soldato che si fosse divertito a bastonare un contadino. Se incontrava un soldato ubbriaco fracido, egli dimandava a sč stesso se non bisognasse proporlo per la decorazione dell'ordine di Francesco I. In ogni caso, lo citava nei suoi ordini del giorno.
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