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      Ve ne erano sessantacinque; essi ed i briganti si sarebbero certamente ben battuti.
      Sellato il mio cavallo, l'ordinanza e i miei Albanesi pronti:
      - Ove andiamo, capitano? mi dimandò il mio Siciliano.
      - Al diavolo: tu lo vedi! gli risposi.
      - Sì, al diavolo, mio capitano, ma per quale strada?
      - Per la più corta.
      - Per andar dove, infine?
      - Per bacco! ove vanno gli altri.
      - Ma, capitano, mi sembra che gli altri fuggono.
      - Ah! e tu vuoi dunque rimanere, insubordinato?
      - Giammai, mio capitano.
      - Avanti allora, e abbasso chi cade, e viva chi è in auge!
     
     
     
      II.
     
      La pianura era animata da piccoli gruppi di gente, ciascuno dirigendosi verso il suo paese; e non so se non gridassero già: Viva il re! Ognuno aveva attaccato al suo fucile una pelle di montone e le sue scarpe. Le scarpe, per i contadini dell'Italia meridionale, sono un oggetto di lusso, un arnese di parata. I più arditi erano rimasti un po' indietro.... per raccogliere delle casserole, delle pignatte, della roba infine. Lo spettacolo diventava lugubre e ridicolo. Eccolo già deserto questo accampamento, ove i fuochi ardevano ancora, ove un momento prima una gente spensierata cucinava la sua pappa. Le capanne di felci e di rami, vôte; gli utensili rotti, sparsi per terra; tutto devastato, nudo, bruciato. E nella pianura, uomini di grande statura, dalla bruna carnagione, dai lineamenti pronunziati, fatti da Dio per compiere delle grandi cose, che se ne vanno al passo ginnastico, col nastro tricolore sui loro cappelli puntuti, non rimpiangendo altro che la minestra mancata.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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