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      Io provai condurlo meco in Basilicata. Ricusò - ed e' fu il suo cattivo od il mio buon genio che se ne mischiò.
      Carducci mancò il suo intento.
      Una sera, egli andò a dimandare ospitalità al suo vecchio amico, il prete Peluso di Sapri. Questo manigoldo l'accolse a braccia aperte; poi, la notte, quando Carducci dormiva, e' s'introdusse nella camera di lui, l'uccise e gli tagliò il capo.
      Peluso adagiò quindi bellamente questa testa in una cassetta di latta, la contornò di bambagia e di una pezzuola di seta bianca, e corse a Napoli per presentarla a re Ferdinando. Era la seconda - e non fu l'ultima - cui S. M., aveva la delizia di contemplare e di mostrare alla regina ed alla sua progenitura. Il prete Peluso restò nella reggia per sollazzare i piccoli principi, abbeverar di benedizioni l'austriaca regina e manipolare, a parte col re, negozi di danari lucrosissimi.
      Il compagno di Carducci era il barone Porcari, il quale, avendo passato tutta la sua vita negli ergastoli per delitti politici, s'annoia a Napoli oggidì. E' trova che vi è troppo sole, troppa aria, troppo spazio, troppi visi, troppa folla. La libertà lo inceppa, un letto lo tedia, una figura ridente lo fa trasecolare. Egli sospira il suo sotterraneo come la talpa; ha la nostalgia della galera e della secreta.
      Io lasciai questi due amici dopo la cena. Io era ammalato. Andai a sdraiarmi sur un letto di felci odoranti e di mantelli che i miei aiducchi mi avevano apparecchiato.
      Quando apersi gli occhi all'indomani,..... gli uccelli cantavano, il fiore espirava i suoi profumi voluttuosi, gl'insetti dai vivi colori volteggiavano nell'aria, un leggiero velo di vapore copriva di una garza(46) arancio il mondo circostante, le foglie immobili scintillavano di una luce castamente soffice.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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