Vi auguro buona notte, madama.
Non avevamo schiuso labbro nei tre minuti che durò l'operazione della masticazione. Ritirandomi, soggiunsi:
- A proposito, caro, pensa che voglio andarmene a casa, tu sai, per mare fino a Scalea. Io prendo meco Demetrio, che non può camminare. Spiridione verrà a raggiungermi a cavallo. Dunque, una barca sicura e.... avanti la guardia! Buona notte madama.
Seguii Lauretta, zufolando la marseillaise. Non guardai nè la camera, nè il letto, sul quale avrebbe potuto manovrare un reggimento di bersaglieri, nè altro. Strappai dal mio dosso le spoglie d'insorto e buona sera. Lauretta mi consigliava ancora di recitare un buon Pater ed un Ave, secondo le intenzioni del nostro Santo Padre il papa, che io russava di un sonno profondo.
La mia minaccia di restar lì, fino a che non mi avessero trovato un mezzo di partenza, dette dello zelo alla signora. Ella promise una buona ricompensa - a mie spese - ai doganieri di S. M. e questa brava gente, con la loro barca di servizio, sotto la bandiera di Sua Maestà, mi condussero fedelmente - la mia sciabola, Demetrio ed il suo fucile compresi - fino a Scalea. La bandiera copriva la mercanzia.
Arrivammo a mezzodì, quasi al tempo stesso in cui Spiridione giungeva col cavallo e che la mia valigia capitava da Cosenza, mandatami dall'albergatore.
A Scalea pure avevo degli amici - un bravo giovanotto chiamato Alberto, che erasi trovato nelle fila degl'insorti. Appena che il vecchio padre, la giovane sorella ed egli mi videro arrivare, la fu una festa.
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