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      Dappoichè, se Alessandro II avesse voluto imaginare mezzo più efficace che al suo intento lo conducesse, meglio non avrebbe saputo. Anzi guardò in volto il suo cancelliero, pensando non fosse stato per consiglio di lui che quella scena quivi avvenisse. Ma vedendo che alfine anche costui radiava di gioia amara, si rivolge al giovane e calmamente favella:
      - Bene dite, cavaliere, che noi siamo vigliacchi, e che non lo sono meno questi baroni, i quali, la nostra persona venerando, ci lasciano insultare da altrui. Essi per vero dimenticarono che Iddio noi rappresentiamo quaggiù e che ogni vituperio diretto al pontefice Iddio colpisce sull'eterno suo soglio di zaffiro.
      - Essi non dimenticarono nulla, ser papa« lo interruppe il giovane »tratto il nobile giuramento che profferirono prendendo il cingolo di milizia. La religione non si difende più: la donna vilipesa, l'orfano spogliato non trova più braccio generoso che per essi si levi. E sta bene, baroni; la paura di Guiscardo vi ha infiacchiti nell'anima. Ma quelle offese, che per altrui oggi non vendicate, da un dì all'altro sopra di voi ancora cadranno, sopra di voi sicuri in boria indolente.
      - Ma, col vostro permesso, santo padre, chi fia codesto temerario che ci viene a vilipendere di modi così villani?» dimanda il principe di Salerno, traendosi innanzi sino al soglio del papa.
      Il giovane stava per rispondere, Alessandro gli fa cenno della mano e dice:
      - Chi, messer principe? un inviato del Signore sicuramente. Egli ci ha chiamati vili perchè lasciamo conculcare la santa dignità, di cui noi, servo dei servi di Dio, fummo investiti.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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