«Sire Iddio» sclama allora un cavaliere «giuro ammazzarti di mia mano dugento Saraceni, se ci dai di mandare al diavolo questi bricconi di papalini».
- E l'uomo che così giurava, soggiunge Baccelardo, era Roberto Guiscardo. E gli altri a loro volta giurarono:
«Regina Maria di Lacedonia, facciamo voto di darti tante messe nel tuo priorato, quanti di questi mariuoli del papa ognuno di noi ucciderà».
- Gli è proprio così, ser cavaliere,» disse, continuando, il campione della Chiesa. «Il conte Umfredo comandava i Normanni. Papa Leone celebra la messa nel mezzo dei suoi alloggiamenti, dà una grossa benedizione alla sua truppa, e la schiera nella pianura, separata dai Normanni per non difficile colle. Questi lo accolgono primi. Ed a vero dire forse la pugna si sarebbe risoluta per quei della Chiesa, se quel dannato di Guiscardo non avesse fatto suonare le trombe, e non si fosse precipitato sugli Svevi con truppa fresca e disperata. Lungamente si martellano di colpi, intrepidi gli uni, feroci gli altri. Infine gli Alemanni cominciano a piegare, sono rotti e si volgono alla fuga. Roberto gavazzando nel sangue come tigre, li segue tagliandoli ai garretti, li uccide tutti finchè uno solo non ne resta. A quello spettacolo terribile Leone IX inorridito si dà a fuggire ancor egli, e cerca asilo nella fortezza di Civitade. I Normanni ve lo assediano ed ai cittadini propongono o la resa o andar tagliati a pezzi.
- Sì, dice Baccelardo interrompendo, e chi questo supplizio loro minacciava era Guiscardo.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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