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      Ed una dominazione che passa senza fasto e senza rumore, è tutta una storia di delitti, di grandezze, di ardimenti che si perde nella tomba, così come la memoria del vassallo che per inedia morì.
      Il cancelliere del papa, il quale solo in quella adunanza non sembrava tocco per nulla, e che durante i diversi favellari, severo ed impassibile si era mostrato, attese ancora qualche istante perchè altri s'avanzasse a profferire accuse. Poscia vedendo che nè il principe di Salerno la difesa del primo suo accusato prendeva, nè alcuno presentavasi, accigliato, ma gelidamente, alza la fronte e dice:
      - Proseguite, baroni, chè il tempo non è degli uomini ma di Dio.
      Quindi il campione della Chiesa si tragge innanzi novellamente e favella:
      - Nobili cavalieri, io accuso il priore Guiberto, barone di Lacedonia, come complice, esecutore e consigliero di quante scelleratezze mai contro gli uomini e contro la santità di Dio e della Chiesa, il duca Guiscardo commettesse. Lo accuso inoltre come nicolaita, come simoniaco, come sacrilego, come concubinario, ed ateo profanatore delle sacre cose.
      - Accusare non basta, sclama Baccelardo dal suo seggio, bisogna provare.
      - Gli è ciò che mi accingo a fare, ser cavaliere, ripiglia il campione della Chiesa, se ella mi sarà cortese di udirmi. Il priore di Lacedonia dunque il dì de' SS. apostoli Pietro e Paolo predicò dal pergamo, che se Salomone, re di un guscio di paese, poteva senza offendere Iddio ed il mondo tener seco settecento mogli e trecento concubine, e medesimamente donne idolatre, di cui Iddio aveva comandato: non ingredimini ad eas; neque de illis ingredientur ad vestras, certissime enim avertent corda vestra ut sequamini deos eorum; egli, signore di ricco e vasto priorato e barone di grosso contado, poteva bene avere una moglie e dieci concubine senza oltraggiare chicchessia.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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