- Chi attesta tutto ciò? sclama Baccelardo. Quando si danno di tali accuse, gli è mestieri che una fronte si scopra per sostenerle.
- Io levo la mia, risponde solennemente il cancelliero del papa, alzandosi in piedi. Vi è chi dubiti di mia parola?
Nessuno fa motto. Il campione della Chiesa allora soggiunge:
- Finora i laici hanno rispettato codesto malvagio priore perchè egli giammai offese nè le loro persone nè le loro possessioni - anzi e' ne' bisogni e nelle guerre di ciascuno si prestò sempre volentieri e disinteressatamente. Lo hanno temuto, perchè stretto di alleanza con Roberto Guiscardo, l'uno spalleggia l'altro, l'uno dà all'altro mano forte negli attentati, e si consigliano, e di qualsiasi potere ridono. Ma voi, baroni, voi non potrete adesso con cuor freddo udire i lamenti del Santo Padre, e saprete non solo giudicarlo debitamente, ma mandare a compimento la sentenza.
Com'ebbe detto ciò, il campione della Chiesa ritornò al suo posto e si assise. Allora dal centro dell'adunanza si leva un altro, camuffato da frate, col capperuccio tirato giù giù, ed avanzandosi fino al tavolo del cancelliere, toglie la penna e scrive affrettatamente sotto una pergamena alcune righe. Indi tornando fra gli stalli dei baroni consegna quella pergamena all'abate di Cluny, che scoverto e numerando i rosoni scolpiti nel soffitto di rovere si teneva cogli occhi levati al cielo, e gli dice:
- Padre riverendo, leggete.
L'abate mezzo assorto, mezzo alienato, si riscuote come svegliato improvviso dal sonno, e si trova fra le dita la carta.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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