Già quei di dentro sono disperati, ed il martello della fame li travaglia, così che faranno i diavoli e peggio. Questi nostri, che sono inaspriti dalla lunga resistenza e spasimano cacciare le unghie nei tesori del nostro bel cognato, non si terranno le mani alla cintola, e la chirintana vorrà tornar graziosa. Staremo a vedere, per ora non posso dichiararmi scontento.
- Ma! non dirà altrettanto madonna Sigelgaita, messer duca, rispondeva l'altro cavaliere. Alla fin fine, il principe Gisulfo le è fratello, e questi disgraziati di Longobardi sono della sua nazione.
- Bah! tutto sta che Sigelgaita senta i primi squilli delle chiarine, e veda che si cominciano a menare le mani davvero con la grazia di Dio; chè poi il suo demonio tutelare s'incarica del resto. Se l'avessi veduta, Guiberto, alla presa di Palermo! Giuro pel santo sepolcro che saresti dato in dietro della paura. Sicuro che uccise di sua mano meglio di cento Saracini.
- Qual differenza da quell'altra! sclama fra sè Guiberto, quasi meditasse le parole del duca Guiscardo, perocchè desso appunto era il cavaliere che precedeva. Alberada non reggeva alla vista del sangue. Eppure l'avevano allevata dentro il pavese di suo padre, in mezzo ai soldati.
- A proposito, ser priore, dimanda Roberto; si ha novella alcuna di lei? Te l'han dunque menata via compiutamente?
- Voi mi toccate una piaga cruenta, monsignore.
- Sai che più ci penso e più mi persuado che quel mastro Ildebrando debb'essere un birbante bello e pulito!
- E ben altro ancora, monsignore.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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