Quell'uomo lo conosco sol io - e voi pure, Roberto, se vorreste un po' rammentare perchè motivo ripudiaste Alberada, potreste congetturarne alcuna cosa.
- Non andiamo rimuginando nel passato, priore. Ti basti avermi tolto in pace che la fosse stata accolta da te, una donna cui io aveva discacciata, e non te ne dimandassi ragione di maniera qualunque.
- Con la vostra sopportazione, messer duca, avreste avuto gran torto. Dopo la fatale storia di quello sventato dell'abate di Cluny, voi mandaste via Alberada, pizzicato da gelosia. Vi apponeste, Roberto. Gli è vero che nell'anima mia io aveva amata Alberada; ma Iddio stesso, neppure Iddio sapeva di quel segreto. Alberada aveva l'anima immacolata di tutt'altro affetto che non fosse stato il vostro. Per modo che, monsignore, voi potreste giurare che giammai donna vi ha amato, e vi amerà più fortemente e con verecondia maggiore di quella giovane. Se l'aveste udita a singhiozzare....
- Baie! piangeva di dispetto.
- Mai no, monsignore, piangeva d'amore; chè, la Dio mercè, io so bene distinguere il grano dalla saggina. Se non vi avesse amato, l'avreste udita prorompere in lamenti ed ingiurie, quando a mensa, in presenza della sua rivale, le furono gittate sul volto le vostre seconde nozze con sì poco garbo e carità che n'ebbe a stringere a tutti il cuore del dolore e della sorpresa. Ed ella non disse altro motto, che: Iddio vi perdoni, messer duca! Poi baciò sulla fronte il figliuolo Boemondo, il quale svenuto le cadde ai piedi, e lasciò il castello sul fatto, senza togliere una pezzuola, senza fermarsi un momento.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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