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Roberto Guiscardo gittò un sospiro e si arrestò a mezza frase. Guiberto soggiunse:
- Ed anche in questo, col vostro permesso, monsignore, voi prendete fallo. Come ebbi inteso della venuta di Alessandro e del suo cancelliero a Montecasino, compresi di leggeri che tanto contro di voi come contro di me non si sarebbe mancato portare solenni accuse.
- Non occorreva essere Isaia per profetarlo.
- Nè santo per affliggersene. Ma se io, a vero dire, non dormo meno tranquillamente sotto le censure della Chiesa, i miei vassalli non la pensano come i vostri, Roberto. Così che mi misi alquanto in angustie, e confessai ad Alberada le mie dubbiezze. Ella, che voi sapete quanto sia generosa, si offerse rappattumar tutto col papa, meglio col suo cancelliero Ildebrando. Dell'animo di costui ella aveva capito alcun poco là a Cariati, in quella trista nostra dimora. E forse non solo me ella pensava in quel suo proponimento, monsignore, ma altresì voi, voi che parimenti avevate brighe col pontefice.
- Bah! sclama Roberto levando le spalle. Si direbbe, glorioso priore, che tu vorresti regalarmi dei rimorsi.
- Eh! perchè no? i rimorsi sono anch'essi una voluttà per le anime malate e angosciate.
- Allora conservali per uso tuo, susurra Roberto sforzandosi a comporre il viso a gaiezza.
Il priore continua:
- Partimmo dunque divisati da frati. Ella era risoluta dimandare un abboccamento ad Ildebrando fuori del chiostro, sapendo quanto e' fosse sollecito delle regolarità claustrali. Quel disgraziato di Baccelardo aveva guastato tutto.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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