Paura no, ribrezzo.
- Ah! e per qual ragione, madonna? Imperocchè, da quanto io mi sappia, giammai scortesia avete ricevuto da me.
- Sarà vero, messere, rispose ingenuamente colei, ma io veggo nella vostra persona qualche cosa di sinistro, ed ogni qual volta mi sono abbattuta in voi, sempre sventura novella mi colpì. Voi siete il demonio attaccato ai passi miei.
- Ah! siete dunque anche eretica, Alberada, per credere l'uomo subordinato a due geni come i Manichei. Male, male, figliuola mia.
- Insomma, messere, usatemi la cortesia di dirmi cosa cercate da me. Voi, per fermo, non venite che per annunziarmi la morte. V'incontrai nel castello di mio padre a Cariati, e scene di sangue lo funestarono. V'incontrai nel castello di mio marito a Melfi, e da lui fui ripudiata. V'incontrai a Montecasino, ed ecco che mi avete rilegata in una tomba, disgiunta dall'universo, priva di libertà. Sollecitatevi, profferite la sentenza che avete fatta decretare da Alessandro II; a me sarà sollievo maggiore la morte anzi che questa spasmodica prigionia.
- Tanto presto volete morire, Alberada? susurra Ildebrando con accento tristo e sospirando. Se la vita è un tribolo per voi, ricordatevi che ogni tribolo ha pure le sue rose, ogni notte le sue stelle. Ma mettiamo da banda ciò, e statemi bene ad udire, chè d'uopo ne avete assai.
- Sia. Tenetevi dunque lontano da me, e favellate.
- Io vi fo raccapriccio, Alberada? Ebbene ascoltatemi. Io voglio sollevare per un istante(7) un velo che solo un uomo sollevò altra volta sotto suggello di confessione.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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