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      Ma queste sono le ultime parole che l'uomo vecchio rivelano in me, sono gli ultimi aneliti che ricordano Ildebrando, la pagina estrema di un racconto che dovrà essere dimenticato, che i posteri dovranno ignorare. Qui finisce la storia dell'uomo, per cominciare quella del santo. Non resistermi, Alberada. Questo è l'ultimo tentativo di ravvivare una fiaccola già estinta.
      - Vi ascolto, signore, mormora Alberada con voce tremante, vi ascolto bene, ma non v'intendo. Solamente mi accorgo che voi, per solito avaro di parole e cupo più delle prigioni di questa Tomba, siete dominato da delirio.
      - Chi beve il vino s'inebria, chi si caccia nel fuoco si brucia. Questo delirio desta in me la vostra presenza. Voi mi fate rivivere a memorie, che il dì 25 marzo 1073 seppellii con Ildebrando. Sappi dunque, Alberada, che io ti ho amata, come giammai donna in terra si potè amare di veemenza maggiore.
      - Oh! non mi era dunque ingannata io!
      - Che? mi avevi forse penetrato tu? Avevi tu forse letto nell'anima mia una passione colpevole, un sacrilegio che tante notti insonni mi ha fatto trascorrere combattuto dalla volontà e dall'istinto? Dì, favella per amore di Dio, dimmi se nulla mai ne palesasti ad altro uomo, se il tuo sospetto fu anche sospetto d'altrui, se v'ha sulla terra altro essere umano, fuori del mio confessore e di te, che sia consapevole di tanta mia debolezza? Parla dunque, hai rivelato mai a vivente che Ildebrando ti abbia amato?
      - No, perchè io mi credetti insozzata di codesto vostro amore, io, fidanzata di Roberto Guiscardo e figlia dei barone Giselberto Squassapostierle.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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