Quella sera che, sul merlato delle torri di Cariati, credevate favellarmi dei perigli delle passioni inavvedute, quella sera, nel caldo del discorrere, il delirio vi dominò come adesso, e mi svelaste che mi amavate.
- E tu? tu rivelasti a... a quel demonio di mio fratello il segreto fatale?
- No, messere, perchè io non favello delle cose che mi tornano ad onta.
- Dio sia lodato! la mia debolezza morrà qui, sclama Ildebrando gittando un sospiro e lasciandosi cadere sur una sedia.
- Morrà qui con me! Non è questo che volevate dirmi, Ildebrando?
- Ah! mormora costui meditando la trista interpretazione che Alberada aveva data alle sue parole. Con te, dici? Ebbene, sì: può avvenire anche ciò, Alberada, e puoi anche essere libera, se alla mia volontà sarai pieghevole. Perocchè io ho fatto sacramento innanzi la persona di Cristo, che, da oggi in poi, non vi sarà altra volontà sulla terra che la mia.
- Audace giuramento, interrompe Alberada.
- Che sarà audacemente mantenuto, continua Ildebrando. Sì, Alberada, io ti ho amata, e quanta sciagura da questa passione mi fosse tornata, io dirti non potrei senza farti tutta raccapricciare novellamente. Io non aveva amato alcuno. Io non aveva conosciuta mia madre, che pochissimo, mio padre poco ancora ed aspro. Io insomma, mi era veduto isolato nei chiostri fanciullo. Io aveva udito predicarmi tutto dì, sotto pena di peccato, di segregarmi dal mondo e dalle sue passioni; avevo dovuto interdirmi ogni affetto(8) tenero, ogni moto di sensibilità. Io avevo dovuto in ogni essere a me somigliante considerare un nemico che studiava trascinarmi all'inferno, in ogni desiderio un peccato.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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