- E tornando che cosa mi si riserba, messere?
Ildebrando ristà un istante e risponde:
- La morte.
- Bene sta, sclama Alberada, purchè sia una morte sollecita, una morte senza infamia e vereconda, io giuro.
- Una morte sollecita, senza infamia, senza oltraggio.
- Io giuro dunque, continua Alberada cadendo in ginocchio, giuro su questa sant'ostia che chiude il corpo di Nostro Signore, giuro di adoperarmi tutta per indurre la conciliazione tra voi ed il priore di Lacedonia, o di ritornare qui se la mia commissione, per qualsiasi evento, non riesca, o di non toccar cibo per trenta giorni, fuori della comunione, se vorrà ritenermi per forza. E se spergiuro, possano i demoni impossessarsi di me e menarmi senza posa pei quattro venti della terra, come Malco che diede lo schiaffo al signor nostro Gesù Cristo.
- Amen, risponde Ildebrando tutto radiante di gioia, seguimi adesso.
E sì dicendo si avvia, apre l'uscio senza curare di ravvilupparsi nel mantello, ed esce.
Il castellano, che stava fuori a guardare la porta, al vederlo retrocede di un passo, ed abbassa gli occhi. Ildebrando gli ordina:
- Al compiuto imbrunirsi della notte voi stesso, uomo misericordioso, guiderete a palazzo questa donna avvolta in cappa di frate benedettino. Imparate però ad interpretar meglio i nostri ordini per l'avvenire, ed a compierli giusta la nostra intenzione.
- Santo padre, benedicite; e mi porti il diavo.... perdono.... sarà fatto il vostro volere.
- Santo padre!! sclama Alberada sbalordita, e resta fisa ed immobile a guardare Ildebrando, che seguíto dall'abate di Cluny si allontanava.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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