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      Fortunatamente questi parossismi di alienazione in lui non erano nè lunghi, nè spessi. Egli aveva coscienza di quella malattia, chè malattia bella e buona poteva addimandarsi tal feroce meditazione. Che perciò ogni mezzo metteva in opera onde distorre la mente da lucubrazioni scientifiche. Ed ecco perchè amava i piaceri, i più delicati ed i più grossolani; usava le corti; accettava ambascerie; cercava la compagnia delle dame; banchettava lautamente; impazziva dietro a cacce ed a giullari; correva ai passi d'armi ed ai giudizi di Dio, dotto mastro in decidere di colpi di daghe e di levate di falchi; nutriva grossa corte di alani, smerigli, cantarini e destrieri. La solerzia però che avvedutamente piaggiatrice e delicata adoperava negli affari, faceva sì che poco e' si potesse ridurre al beato soggiorno di Cluny, cui lo stizzoso s. Pier Damiano, in una sua pistola (lib. VI, 4) chiama orto di delizie fecondo di grazie diverse in gigli e rose, compiuto campo del Signore, ubi velut acervus est cœlestium. I principi ed i pontefici appellavano Ugone a compositore dei loro negozi, lo spiccavano ad oratore per gl'interessi dei loro Stati. Ed e' volentieri toglievasi dal sollazzevole soggiorno, e viaggi sosteneva e disagi per rendere altrui servigio. Perocchè la carità non ebbe ultima fra le molte sue virtù.
      Così che, come il vescovo di Bovino si condusse alla tenda dei legati per guidarli al padiglione del duca Roberto, Ugone si volse ad Alberada e le disse sotto voce:
      - Figliuola, noi abbiamo avuti dal santo pontefice ordini diversi; voi quello di ricondurre al bene il priore Guiberto, io quello di metter la pace fra i due principi.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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