Ora, se Iddio vi aiuta, io dimando, castellani, come è dunque che la prodezza si mostra? Con le parole ardite, mai no: perchè di parole temerarie abbondano anche meglio i più vigliacchi. Coi fatti dunque si debbe provare la valentia, ed ai fatti io vi appello.
- Ed in che modo? dimanda Gisulfo che stava attento ed impaziente ad udire.
- In che modo? continua l'abate, eccolo. Quanti siete che volete essere i Curiazii di Salerno? Poniamo dieci. Ebbene questi dieci si disputino fra loro chi debbe affrontare il nemico.
- Ci uccideremo tutti, rispose sorridendo Baccelardo.
- Con vostra licenza, bel cavaliere, mai no. Io non consiglio che con le armi ciascun di voi faccia prova di sua gagliardia, ma per altro mezzo qualunque, e tale che e' crederà più acconcio, e che noi giudicheremo assai valido. C'intendiamo?
- Sì bene, messere abate, sclamò Baccelardo. Voi però non potete sapere che non sempre la forza decide della prodezza di un guerriero, ma più sovente ancora la destrezza. Ed infine, gli è con le armi che noi dobbiamo batterci, non coi sorgozzoni o col randello, come pare che la sapienza vostra voglia accennare.
- Voi parlate da scaltro mastro di guerra, bel cavaliere, soggiunge l'abate. Io però di lunga sperienza so pure, ed ho inteso dire dalle migliori lance d'Europa per le corti che ho frequentate, che giammai forte ed accorto cavaliere cedette campo a cavaliere più destro e più debole. E codesta fortezza e prudenza io vorrei che si mettesse a bilancia in una lizza.
L'abate aveva forse torto; però il suo consiglio prevalse e si propose pel domani tal pruova singolare.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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