Il vecchio siniscalco strabiliava come egli, con settant'anni di fedeltà, non godesse di altrettanto favore, e ripeteva:
- Quello scimiotto di ragazzo infinocchierà tutti, infinocchierà!
Il ragazzo però crebbe adolescente, l'adolescente si fe' giovane, ed il paggio passò a scudiero. Un matto cappellano, che fabbricava versi come il cuciniere i pasticci a torre, si aveva tolta la pena di ficcargli nel cranio alcun buon migliaio di frasi latine, e gl'insegnava la gramatica, la teologia, la geometria. Non gl'insegnò filosofia perchè quello spropositato animale di mastro Donizone credeva Aristotile eretico. Vedete la bestial creatura! Nonpertanto lo addestrava in cento corbellerie di dialettica; nel tempo stesso che il marchese Goffredo se lo recava appresso saltando fossi a cavallo, fracassando crani della mazza ferrata, e forando corazze con la lancia. Goccelino sembrava un demonio nell'un mestiero e nell'altro - sebbene, a dir vero, meglio in quello del soldato che in quello del teologo.
- Diavolo, diavolo, sclama l'arcivescovo, ci sono anch'io. Ora so di chi si favella.
- Tanto peggio per voi, dice l'abate, e continua, stringendosi nelle spalle:
»In questi tempi capitò per quel paese l'imperatore Enrico III. Il marchese gli andò incontro per festeggiarlo, e menarselo al castello. Lo accompagnò Goccelino come scudiero. Vorreste voi, ser priore, raccontar questa parte della mia storia che anche voi conoscete, onde lasciarmi riposare? chiede l'abate indirizzandosi a Guiberto.
- No, sclama secco secco costui.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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Donizone Aristotile Goffredo Enrico III Goccelino Guiberto
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