- Ser abate, gli dice Alberada sotto voce all'orecchio, rammentatevi che siete per isvelare la confessione di un uomo terribile.
- E chi lo dimenticherebbe? risponde l'abate segnandosi della croce. Indi continua:
- Goccelino si avvide di quelle pratiche e qualche sospetto gli si andava insinuando nell'animo. Si era levato già di letto, ed in parte aveva racquistate le forze.
Una sera che costui, addossato ad un davanzale di finestra contemplava malinconico tramonto, di sopra la sua testa, tra il merlato di una torricella, Cuno ed Alberada favellavano. Le loro parole non si udivano distinte, nè le pronunziavano tutte sul medesimo tuono. Ma Goccelino ne udì tanto che l'anima si senti lacerare e rivivere nei feroci affetti. Cuno, per compiutamente salvarla da suo fratello, raccontava alla fanciulla normanna la storia di Bertradina. Goccelino non proferì motto. La sera si addimostrò anzi lieto più del consueto e più facondo; al fratello, che immaginava già cotto di quella donzella, disse mille cose amorevoli. La notte però, mentre Cuno dormiva, egli cerca della stanza di lui, e con sorriso feroce e diabolica voluttà gli fa sulla persona tale oltraggio che fa inorridire e che mi è legge per pudore celare. Nel castello intanto si parlò solamente di pericoloso colpo di pugnale.
- Mio Dio! mormora Alberada sommessa.
- Indi scende alle scuderie, continua l'abate e simulando ordine premuroso del barone, si fa aprire le porte del castello e fugge in Germania - dove l'imperatore lo accoglie con ogni amorevolezza, e gli tiene la parola datagli a Parma.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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