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      - Ascoltami Iddio, ascoltatemi Gesų Cristo, e vergine Maria, ascoltate tutti, santi del cielo, angeli ed arcangeli, troni e dominazioni, il sacramento che io fo. Se di questa ferita non muoio, possano le mie ossa non avere quiete nel sepolcro, possa mancarmi il cibo alla fame, l'acqua alla sete, il sonno alle pupille, possano i demonii impossessarsi dell'anima mia e straziarla di rimorsi e di paure finchč vivo, e col fuoco eterno dopo la morte, se non mi vendico di mio fratello - fossimo entrambi a morire sul medesimo letto, fossimo entrambi a comunicarci al medesimo altare - giuro di non perdonargli mai, mai, mai!
      - Mai! sclama fra sč Alberada colpita, mio Dio! che si richiede dunque da me?
      - Baroni, ecco la storia che io contai a Melfi, soggiunse l'abate di Cluny, Cuno non morė. Roberto Guiscardo subito dopo sposō Alberada. Innocente come era ed angosciata per doversi separare dal padre, la santa fanciulla quasi invita lo seguitō all'altare. Questa memoria, udendo il mio racconto, allucina Roberto, che appone ad amore per altrui il pietoso stato dell'animo di colei, la quale avrebbe tolto anzi morire che dipartirsi dal padre suo. Alberada fu ripudiata. Decidete or voi, monsignore, se la veritā noi favellammo.
      - Vi domando perdono, ser abate, risponde Gisulfo, se vi aspreggiai di parole, ed a voi altresė, priore di Lacedonia. Roberto agė da forsennato. Alberada era innocente.
      E sė dicendo il principe Gisulfo porgeva una mano all'abate, un'altra al priore, e si alzava dalla mensa.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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