Romualdo si appoggia delle spalle allo steccato ed aspetta.
Un araldo d'armi allora annunzia Pietro conte di Atenolfo, ed Astolfo figliuolo di Marino Capece di Napoli. Nel sorteggio erano dessi usciti dopo il milite. Entrarono in fatti i due signori accompagnati dagli scudieri che recavano le spade e le mazze di acciaro. Anch'essi si soggettarono alla cerimonia della visita. E poi gli era ben mestieri che si fosse misurato il diametro dei manichi delle mazze rispettive; e si trovò quello della mazza del conte Pietro un pollice e mezzo circa, due pollici quello del sire di Marigliano Astolfo. Fatto ciò, si portarono due ceppi nel mezzo dell'arena, sopra i quali ciascuno collocò la sua mazza. Fu primo il conte Pietro a scagliare il colpo. Alzò la daga lentamente sulla spalla sinistra, fissò il mezzo del manico, ed il colpo cadde. La barra di acciaro è recisa quasi che tutta; ma l'arma si rompe nell'elsa fra le mani del conte, di tal che si accagionò questo incidente se intera non fu partita.
Il sire di Marigliano sorride, ed a volta sua alzando la spada, la si vede corruscare per aria come baleno, la si ode sibilare e piombare sul manico d'acciaro con la forza di un mangano. Ed una parte della mazza era caduta da un lato del ceppo, l'altra dall'altro, messa in due, netta come se fosse stata di neve.
I giudici applaudiscono al colpo poderoso, e la plebe grida forte: alleluia, alleluia! quasi avesse voluto adular quel signore. Del che il conte Pietro adirato manda a dolersi col principe Gisulfo; e questi ordina che fossero presi trenta di que' sciagurati e frustati, da poichè e' non erano scesi nell'arena onde sollazzar la marmaglia e togliere applausi da lei, ma per far generosa prova di chi meglio avrebbe difesa la patria.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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