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      Indi mette uno sforzo spropositato e la scaglia parecchi passi lontano da lui. Ciò fatto dà novellamente un salto grottesco nell'arena, si slancia sulle palizzate dall'altro lato, e dispare in un momento, come un momento solo era durato l'apparizione e l'opera sua.
      E la plebe che lo aveva riconosciuto e che per un suo eguale simpatizzava, rompe ogni riguardo e grida bravo, alleluia! Questo è il campione che si voleva, viva Laidulfo il pazzo, Laidulfo il buffone!
      L'araldo interrompe le clamorose ovazioni, ed annunzia monsignor Alfano arcivescovo di Salerno ed il principe Gisulfo.
      I nostri lettori si ricorderanno senza dubbio con quali parole la sera dell'orgia si separassero questi due signori, e come l'arcivescovo, poeta famigerato ai tempi suoi e in seguito, fusse stato offeso bestialmente dal principe. Non appena quindi un pochino di raggio dell'alba si mise nella camera di Alfano, che tutta la notte, malgrado il(14) vino non aveva potuto chiuder pupilla, chiama a sè il suo maestro di palazzo e manda a pregare Baccelardo si volesse compiacere a lui venire. Al che, come Baccelardo ebbe obbedito, Alfano lo supplica di recarsi incontanente in nome di lui, arcivescovo di Salerno, a sfidare il principe per quella mattina, a primo transito o a tutta oltranza, secondo a lui fosse gradito. Baccelardo gli fece da prima gravi osservazioni. Però il prelato essendosi mostrato duro, gli fu giuoco forza portarsi ad intimare la sfida. E Gisulfo, che uomo di cuore era, l'accetta senza punto esitare, e decisero che si sarebbero battuti quella mane stessa, nello steccato della prova.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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