Fiduciosi nella tregua stabilita, i Longobardi guardavano i baluardi con oscitanza. Imperciocchè Alberada, che sopra vi ascende, trova le sentinelle riunite intendere a berlingare anzi che a star vigili nei loro posti. Avevano appoggiate alle bertesche le labarde e gli archi, e giuocando alla zarra vuotavano fiaschetti alla ricuperazione della pace ed alla tolta dell'assedio. Alberada si accosta ad un gruppo di questi disattenti, e loro dice:
- Buona guardia, bravi soldati. Si passano le ore di pace allegramente: non è così?
- Venga, padre, venga con noi a bere un gocciolo. Non vorrà certo ricusarsi a buoni figliuoli che sanno godere nella tregua, e menar le mani nelle barruffe in onore di Dio ed in vantaggio dei loro borselli.
- Vi ringrazio, buone lance. Io son venuto a pigliar l'aria per sgomberarmi di un disgraziato mal di capo che mi tormenta; non vorrei riattizzarlo col vino.
- Baie, padre riverendo! Il vino è quel diavolo, che, entrato in casa, caccia via tutti gli altri. Non si dia molestia perciò, e lo creda a me che non ho usato mai di altro rimedio in mia vita fuori di questo.
- Beverò dunque una sorsata, non fosse che per farvi piacere, risponde Alberada, a patto però che accettiate una minuzia per vuotarne un fiaschetto di Procida; ma di quel che morde l'ugola e sganghera le ganasce con l'aiuto di Dio.
- Per santa Cunigonda!.... perdono, padre! non vi faremo dolente perciò. Ma berlo adesso che dobbiamo fare la guardia.... eh! quel dannato di vino azzanna, ed il minor pericolo che potremmo correre e' sarebbe di capitombolare dalle mura laggiù fra quei beccastecchi normanni.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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