- Se tutto il dubbio resta qui, bevete pur lieti e dormite, chè veglierò io; perchè il fresco del mare sento che va alleviandomi lo spasimo.
- Che ne pensi tu, Raspacalici, eh?
- Io penso che una coppa di vino rifiutata è una porta di paradiso chiusa. E tu, Strangolafrati?
- Senti, Raspacalici, ti ho detto che non voglio esser chiamato più così, e te lo ripeto l'ultima fiata: perchè te lo giuro pel mio santo battesimo, che un'altra volta ti manderò la parola nella gola con una pugnalata. Mi pare che non parli latino io. Or dunque, accettiamo i soldi del padre ed applichiamo l'ubbriacatura pel bene dell'anima sua.
- E tu, mastro coniglio, non saresti dello stesso avviso?
- Dominus vobiscum! io mi son confessato ieri mattina!
- Dunque?
- Dunque... quando si trattasse di non dispiacervi, mi ubbriacherò con voi - salvo poi a dirmi i sette salmi penitenziali. - Credo in unum Deum!
E mastro coniglio cantava come i preti a messa.
- Insomma pare che siamo proprio tutti di un avviso?
- Io no, risponde un compagno, perchè ho promesso a Ziga di andarle a far visita questa notte, dopo la guardia. Vi cedo perciò la parte mia, e ritorno al mio posto.
- Dies iræ! sclama mastro coniglio, e tu fai di codeste visite, Randolfo?
- Non cominciarmi a tribolare con prediche, figliuol di una vacca, che ti spezzo il cranio con questa chiaverina. Io intendo di condurmi a mio modo.
- Basta basta, risponde il soldato che la faceva da caporione, to, mastro coniglio, questi sono i soldi del riverendo padre; recati dall'ostiere qui presso, gittagli a terra la porta se non vuole aprire, e comprane altrettanto prosciutto, vino di Procida ed acquarzente.
| |
Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
|
|
Raspacalici Strangolafrati Raspacalici Deum Ziga Randolfo Procida
|