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      Uscito quindi Gisulfo fuori le porte, e disposte le colonne delle sue truppe per procedere riuniti e con ordine, tutto ad un tratto ode dal campo, quasi vicino alle sue orecchie, uno squillo di tromba, ed a quel suono si vede rizzato innanzi, ai fianchi, e dietro un esercito come se fosse sbucato di sotterra. Roberto senza nulla incaricarsi di lui entra nella città, per le porte lasciate aperte, e vi precipita con tanto impeto e sollecitudine, e così prestamente se ne impadronisce, che i soldati longobardi di guardia hanno appena tempo di distinguere non essere i loro tornati indietro perchè scoperti dal nemico, ma Guiscardo in persona con quei suoi demonii di Calabresi. E subitamente dopo a Roberto entra il priore che si era alzato di fianco a Gisulfo. Guiberto non s'impaccia di scaricarsi sui Longobardi, credendoli assai bene affidati all'ospitalità apostolica del vescovo di Bovino. Penetrato anch'e' nelle mura, chè ormai le porte tenevano i Normanni, comincia a distendersi sui baluardi, sgozzando le guardie e precipitandole nei fossi, ed occupa le bastie, in guisa che, in minor tempo che noi non ne abbiamo posto a raccontarlo, le fortificazioni di Salerno cadono in mano a' nemici.
      Il principe Gisulfo intanto, vistosi così di repente circondato dall'esercito nemico, e vistoselo in gran parte sgomberare d'attorno quasi fuoco fatuo, comprende di leggeri di che si tratta. Laonde, invece di avventarsi addosso alle masnade di monsignor di Bovino, che, le picche appoggiate al petto, stavan lì per riceverlo, pensa a rientrare nella città, finchè ne aveva ancor tempo.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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