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      Non regolandosi che sotto il dominio di un principio, addivenne ostinato nel rimuoversene, violento nel difenderlo, furioso nel vederselo contrastato. Quindi un'eccezione nell'opinione universale, un perno di disquilibri e di guerre. «Quel lusinghiero tiranno» scrive di lui s. Pier Damiano, amico fedele, satellite cieco, strumento divoto di tutte le volontà di lui, «quel lusinghiero tiranno che mi compassiona con cuor di Nerone, che mi liscia a schiaffi, mi carezza con artigli d'avoltoio, il mio santo Satana, e non esagero! è il solo fra quanti confratelli caritatevolmente mi usano compassione e gemono sui mali miei, è il solo a cui torno oggetto di riso». (Ep., I, 2.)
      Ildebrando entrò nella società come il toro entra nel circo. Ogni cosa gli dava molestia, ogni cosa l'offendeva, perchè egli si aveva creato un mondo morale, come Platone si aveva creata una repubblica. Non che egli avesse torto, perchè veramente i costumi ed i sentimenti di quei tempi erano orribili, e chiunque aveva un principio di giustizia e di religione se ne spaventava. Però i più tristi erano gli ecclesiastici. «Essi conducono vita da giudei» scrive s. Pier Damiano (Ep., IV, 9.) «non arrossiscono dell'incontinenza, degli scandali, delle più sozze e laide brutture, non hanno orrore dei sacrilegi e delle rapine de' santuari, di delitti e scelleratezze che gridano vendetta al cielo, perchè da gran tempo sono avvezzi a vergognarsi delle virtù cristiane. Nei loro circoli si odono arguzie a migliaia, bisticci, motti profani, freddure del mondo, e tutti i vezzi del vivere cortigianesco della città, da parerne meglio vanarelli, zanzieri e buffoni che ministri di Cristo.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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