Ed il partito poderoso che osteggiava il papa dell'acquisto si rallegrò.
Intanto Gregorio si arrovellava del non poter pigliare misura alcuna contro Guiberto. Gregorio era potente, ma di forza morale, ma con la parola; la quale in quel secolo paventavano e riverivano tutti, meno gl'Italiani. Imperciocchè, se la lontananza nei popoli settentrionali rozzi e superstiziosi tornava il pontefice eguale a Dio, verun riguardo ne tenevano coloro che gli stavano più d'appresso, e ne sentivano troppo il peso e le passioni di uomo. Per modo che, non avendo egli altra forza temporale che quella dei baroni del patrimonio di San Pietro, e questi in maggior parte per sua severità voltiglisi contro o spiattellatamente o di nascosto, non avendo altra truppa che quella della divota contessa Matilde, ora occupata parte contro Guiscardo, parte nelle sue terre contro i vassalli dell'arcivescovo di Ravenna (perchè Guiberto comprese subito essere necessario un centro di rivulsione, e non perdette istante a levare in armi i numerosi suoi baroni), non potendo contare sui Romani, gente mutabile, indocile di chiericale dominio, orgogliosa, ed al suo prefetto obbediente, alla nobiltà divota; Gregorio si trovava sprovveduto di qualunque forza, tranne le scomuniche, cui temeva generalmente il mondo cristiano, ma deridevano ancora molti. E fra questi ardimentosi potevansi annoverare i Normanni ed il lor duca Roberto, i Francesi, l'arcivescovo di Ravenna, i Romani, e tolti in massa gl'Italiani tutti. Si arrogeva di più che per Guiberto favoreggiavano altresì i partigiani di Cencio.
| |
Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
|
|
Gregorio Guiberto Italiani Dio San Pietro Matilde Guiscardo Ravenna Guiberto Romani Gregorio Normanni Roberto Francesi Ravenna Romani Italiani Guiberto Cencio
|