E per vero seppe tanto minacciare e richiedere, che a Gregorio fu menato innanzi.
Ildebrando sedeva a magnifico seggio dorato negli intagli, sopra cuscini di velluto porporino. Era vestito di bianca tonica di lana di Cipro, con la stola ricamata di croci d'oro bellamente sul collo ripiegata, addosso negligentemente gittata rossa cappa, in testa il berretto di velluto di Costantinopoli, porporino anch'esso, i piedi in papuccie bianche con sopravi ricamate in oro l'ostia e la croce. Aveva la mano cacciata nella profusa e lunga barba, il gomito appoggiato ad un tavolo, lo sguardo severo perduto nell'avvenire, la fronte annuvolata come una notte di gennaio. Aspettò quest'uomo singolare. Laidulfo, appena intromesso, fa cenno a tutti di tirarsi fuori, avendo a favellare di cose al papa solamente da rivelarsi. I cortigiani di Gregorio stettero dubbiosi nell'obbedire perchè nulla di rassicurante aveva lo Zanni nella persona: ma Gregorio, che in Dio fidava e di paure femminili andava immune, comanda a tutti di uscire. Allora Laidulfo toglie un seggio e si asside anch'esso. Ildebrando stupefatto di tanto inconsueto ardimento, curioso lo guarda fare, poi dimanda:
- E così, figliuolo, in che mai ti possiamo noi esser giovevole?
- A me in nulla« risponde Laidulfo sfrontatamente »io vengo per tuo vantaggio, Gregorio.
- Innanzi tutto, quell'uomo, dicci chi sei?
- Mi chiamano Laidulfo lo Zanni. Fo il mestiere di sicario, di buffone, di spia, di corriere - tutti i mestieri per camparmi con la mia figliuola.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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