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      Laidulfo intanto da un lato, Cencio dall'altro si avventano al pontefice, ancora in sull'atteggiamento d'inspirato, e Cencio lo prende alla nuca, Laidulfo gli scarica sulla testa un colpo di daga. L'arma vola in pezzi sul cranio dell'unto. Al colpo, il pontefice si appoggia all'altare. Il sangue imbrattagli il volto, la pisside cade. Lo stile di Cencio gli passa il braccio credendo passargli il fianco. Ildebrando perō non profferisce lamento, nč si trasforma in volto. Segno di commozione, di paura, di sdegno in lui non appare. Solamente, quando Cencio gli dā del pugnale mormora le sublimi parole di Cristo:
      - Signore, perdonali; ignorano quel che fanno.
      Il vescovo di Bovino intanto si unisce ancora a quei due. Rovesciano a terra Gregorio, ed in mezzo ad un popolo sbalordito e volto in fuga, tra sacerdoti atterriti e moribondi, lo trascinano via dalla chiesa.
      L'arcivescovo di Ravenna era restato in piedi sopra l'altare, freddo, impassibile, con le braccia incrociate sul petto, girando attorno lo sguardo immobile e distratto - come la statua del silenzio - come la statua della stupiditā - come Amicla - come Niobe - come la moglie di Lot, lo sguardo, la mente perduti nel vago.
     
     
     
      V.
     
      Se il tuo fratello pecca contro di te sgridalo,
      e se si pente, perdonalo.
      S. LUCA, 17.
     
      Appena Guiberto ebbe udito che andavano ad attentare alla vita di Ildebrando, appena ebbesi veduti dileguare d'innanzi i tre antesignani della congiura, anch'egli si leva da cenare e nelle sue stanze si ritira. Cento pensieri lo assalgono ad un tempo.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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