E dietro i loro suffragi ed il consenso dei popoli, emanavasi il decreto. Concorreva così, con la volontà dell'imperatore, il voto dell'intiera nazione. E siccome i re, giudici supremi di questa, amministravano la giustizia di per sè, e' non avevano residenza stabile, viaggiando di città in città, e convocandovi le diete generali, alle quali ogni nobile dell'impero aveva obbligo intervenire. Enrico, benchè non si scostasse da tali consuetudini, soffriva male l'annullamento o la temperanza del suo consiglio, conciossiachè poi dall'avviso delle diete giammai disconsentisse. Non pertanto i torbidi sorsero. I Turingi in prima, per non pagare indebita decima all'arcivescovo di Magonza Sigofredo; i Sassoni in seguito, perchè Enrico aveva eretti a cavaliere sui cocuzzoli delle loro montagne innumeri castella, dalle quali, come da ladronaie, calavan giù masnade di soldati a dar lo sperpero e disertare colti e borgate; gli Svevi per ultimo, anch'essi scorrucciati per non pagare insolito tributo, ed altre gravezze di usure e di balzelli.
La rottura di Enrico coll'arciduca di Baviera Ottone II di Sassonia della casa Boimenburg-Nordheim, le male intelligenze con Rodolfo duca di Svevia, e Bertoldo Zahringer che accennavano volersi quando che fosse levare a capi delle rivolture; il trattato con Sveno III di Danimarca, mediante il quale questi si obbligava a sussidiarlo nelle guerre coi Sassoni, egli stracciare dalle frontiere di Germania quel paese che affronta i confini di Danimarca e cederglielo; l'occupazione infine del castello di Luneburg, accelerarono lo scoppio della guerra civile.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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