Eppure non era così. Celebravasi la Festa dei Becchi.
Noi la descriveremo tal quale usavasi allora, temperando le scurrilità empie e le lordure di che s'interpolava. I concili ed i SS. Padri, per quattro secoli, la fulminarono di scomuniche e proibizioni ma invano. Solamente avvantaggiata civiltà la bandì. Noi l'accenneremo, onde veggano un poco i nostri lettori di che i padri deliziavansi, e quale dose di religione essi avessero. Non ci diano perciò dell'empio. E se qualche tanghero di prete della fabbrica dell'Armonia voglia scandalizzarsi, legga innanzi il Du Cange, il Gioia, il Signorelli, ed altri cento che di tali cose favellano, e si persuada che la storia, e quanto dalla storia procede, non può essere cancellato da Dio, non può essere stuprato dai papi.
In tutt'altra circostanza, questi bravi Svizzeri, i quali allora erano svevi, sarebbero stati curiosi sapere più o meno alcun poco di un cavaliero che entrava nella città loro, a piedi, seguíto da cavallo zoppo e trafelato. Ma in quel dì e' non ci badarono; perchè avevano per le mani faccende ben altre e più serie.
Baccelardo si trovò dunque in mezzo di un popolo trasformato della più stramba guisa. Femmine travestite da canonici; frati in gonne da donna; chi si era mutato in orso, chi in porco, molti da caproni e da buoi, moltissimi da asini. Avevan messi a contribuzione tutt'i vecchi cenci dei rigattieri, le costumanze disusate, ed i colori dell'arco baleno onde sfigurarsi il sembiante. Ed a fianco ad Arabi, che dispensavano benedizioni a foggia di pugni, andavano vescovi, che si solleticavano il naso con la barba di una penna per starnutire.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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