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      «Nel nostro territorio di Zurigo, sub annulo peccatoris, anno pontificatus nostri secundo. Pridie idi decembris, hora vero noctis 17, more cornardorum computando».
      Il duca Rodolfo, in segno di ringraziamento, fece ai legati profondo inchino, voltando loro le spalle, tra uno scoppio di alleluia e di risa universali; indi si ammanta dell'ampio paludamento chermisino, tutto divisato a corna di oro, che gli presentarono i legati. Di poi scende nella corte, monta a cavallo, e si dirige alla chiesa, dove il Papa celebrava già gli uffizi santi. Al vederlo, la folla rompe in prolungate grida di plauso, i buoi muggiscono, ragghiano gli asini, brontolano gli orsi - e tutti ad una voce sclamano:
      - Ricordatevi, monsignore, di dar la preferenza alle damigelle di vostra corte nell'esercizio dei vostri nuovi e santi doveri.
      Intanto se lo tolgono in mezzo e si recano alla chiesa.
      Baccelardo, che aveva fatto rinchiudere il cavallo nelle scuderie e lo aveva provveduto del bisognevole, sparecchia ancor egli lauta colezione, e raggiunge la folla alla chiesa. Allora vi arrivava altresì Rodolfo col popolo.
      Le porte erano chiuse. Il vescovo della diocesi si tragge innanzi e bussa. Vulcano affaccia il capo, e dopo a lui Cerbero, e dimandano che domine chiedessero da loro.
      Il vescovo risponde:
      - Schiudeteci le porte, perchè noi veniamo dal paradiso, con credenziali dell'imperatore Carlo Magno, a causa d'impreveduta e provvisoria indisposizione dell'Eterno Padre.
      Allora Vulcano grida. Accorrono tutti i canonici ed i chierici nascosti dentro, vuotano molte bottiglie di vino, in segno di bene arrivati, ed entrano.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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