Cantiam gloria al re del becchi.
A questa intima, i giudei pieni di malumore fanno un atto d'impazienza, e gittandosi un lembo della gialla tunica addosso, si sdraiano per terra presso al fuoco, si grattano il posteriore e le barbe, e sclamano:
Ma insomma qui facciam sempre da gioco!
Vi abbiam mandato un Dio, e ancora è poco?
E gli araldi.
O vos gentes non credentes,
Qui venite confitentes;
E a quei porci cenciosi Galilei
La creanza insegnate e il verbum Dei.
E i gentili.
Vero Dio! re dei re!!
Che lo creda chi ci ha fe'.
Ma il nostro Olimpo più non si avviluppi,
Chè troppi già ne abbiam di quei galuppi.
Allora il papa si alza e grida tutto corrucciato:
Ite dunque all'inferno, o miscredenti,
E monsignor Mosè che si presenti.
Gli araldi, a quest'ordine, si appressano alla sacrestia e chiamano: Tu Moyses Legislator!
E Mosè, vestito di tonaca e cappa bianca insudiciata, lunga la barba, in volto accigliato, sonnolento, due enormi corna in fronte, la verga da una mano e le tavole della legge dall'altra, esce ansante e frettoloso, inchina il papa dei becchi, e dice:
Ch'altri poi vengano dopo di me,
Per dio! qual dubbio, signor, qui vi è?
Ma s'esto è tutto ch'io debbo dire,
Andate al diavolo ch'io vo a dormire.
Coro - Iste cœtus psallat lætus!
Papa - Questa bestia parla schietto,
Ha criterio ed ha intelletto;
Ma le sue profezie si porta il vento,
Ch'ha vecchia moglie, e terminò l'argento
Gli araldi conducono quindi Mosè brontolando dall'altra parte della fornace, poi tornano alla sacrestia e chiamano:
Vieni avanti, Isaia, ma facciam patto
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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