Pagina (259/522)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Delle quali multiplici imputazioni ricordo solamente, che....
      - Tacetevi: non vogliamo udirle, l'interruppe Gregorio. Il nostro giudice è in cielo, ed a colui solamente dobbiamo dar conto. I giudici ed i potenti della terra abbiamo sotto le suole dei nostri sandali, e li schiacciamo a guisa di fango.
      - Come vi piace, santo padre. Mentre dunque quelle incolpazioni si discettavano, giunsi io. Gli araldi che guardavano le porte mi annunziano all'imperatore per oratore del papa. A questo titolo mi si vieta l'ingresso. Ma avendo insistito esser io cavaliere, ed avere lettera di Gregorio VII da presentare nelle proprie mani del re, m'intromettono alla presenza dell'augusto concilio. Superbamente un segretario dell'imperatore toglie la lettera per ordine di lui, e ad alta voce comincia a recitarla. Alle corrucciate ed amare parole della santità vostra, lo sdegno di Enrico traripa. Egli mette in obbĺo le sacre prerogative degli ambasciadori, e comanda che mi gittassero nel fondo di una torre del castello di Worms. Allora io protestai avanti a tutta quella adunanza dell'onta che si faceva alla mia persona, e dichiarai che, quando che fosse, ne avrei dimandata ragione, se non come oratore come cavaliere.
      - E ben faceste.
      - Udite adesso cị che accadde. Appena uscito dall'aula del concilio, otto uomini della guardia imperiale mi aggrattigliano, mi tolgono ogni maniera d'armi, e mi traggono alla prigione. Allora dimandai per favore vedere un'estrema volta il mio cavallo, e licenziarmi dal fedele animale.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





Gregorio Gregorio VII Enrico Worms