E sì dicendo sentii le lagrime navigarmi per gli occhi. Messer Ulrico di Cosheim, favorito dell'imperatore e suo intimo confidente, notò la mia richiesta, e fece soddisfarmi. Venne anch'egli a vedere il superbo corridore, ed assai maravigliò della fortezza, della venustà, dell'eleganza del nobile animale. Io gli carezzai il collo, gli carezzai la testa, e raccomandai al sire di Cosheim che, se quel disgraziato palafreno avesse dovuto cangiar di padrone, gliene avessero dato almeno uno altrettanto generoso e distinto che la sua genealogia meritava. Ulrico mi promise che lo avrebbe tenuto per sè, se la mia sfortuna così avesse portato, o ne avrebbe fatto dono al re. In ogni modo, ei s'incaricava di custodirmelo e riguardarlo come il cavallo di un bravo si riguarda. Confortato di questa fidanza, più contento mi recai alla muda.
- Proprio alla muda vi avevano condannato? domanda Gregorio.
- Alla muda proprio, risponde Baccelardo, quasi io mi fossi un malfattore. Però non ebbi poscia a dolermene. Perocchè avvenne che a messer Ulrico di Cosheim, invaghito della bellezza del destriero, prendesse talento cavalcarlo. Glielo apprestarono. Ora io non saprei dirvi, santo padre, quanto quel gentile animale s'imbestialisse vedendo quel nuovo signore. Fu tanta la selvaggia sua retrosia, e tanto il mordere e sparar di calci, che molti tra quei palafrenieri e scudieri accorsi ne restarono malamente conci. Messer Ulrico, che è maestro in cavalleria e vigoroso della persona e destro, s'incoccia a vincere la partita.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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