E sì dicendo si mise a dettare la lettera che vi presento, santo padre; e di cui, se per avventura avrete dispiacere, non dovete accusarne che voi.
Gregorio prese la lettera di Enrico e ad alta voce lesse:
«Enrico per la grazia di Dio re dei Romani ad Ildebrando.
«Tale saluto hai tu meritato colla tua mala condotta, tu che in quanti nella gerarchia ecclesiastica occupasti gradi infimi od alti hai teco recato sovversione di ogni ordine, e scandalo e maledizione di Dio. E per non dir che delle cose più gravi, oltraggiasti i ministri del tempio, umiliasti gli arcivescovi, i vescovi, i preti e gli unti del Signore quali vili mancipi, i quali non sappiano ciò che si faccia il padrone, li affliggesti e conculcasti coi piedi. Tu eri tiranno e noi tacemmo per non turbare la pace e menomare la maestà della fede: ma la nostra pazienza, giudicando timore, ti sei sollevato contro la stessa dignità di sovrano che a noi fu data da Dio. Hai minacciato per mezzo di arroganti legati; hai voluto rapirci il potere quasi che noi lo tenessimo da te e non da Cristo, e che regno ed impero stessero nella mano dell'uomo; mentre il Signore dei cieli ha chiamato il servo Enrico all'impero non il nemico Ildebrando alla sede. Tu vi salisti per la scala che dicesi frode ed è maledetta da Dio. Per danaro sei pervenuto al favore, pel favore ad una potenza di ferro, per la potenza alla sede di Pietro, e dalla sede della pace hai cacciato in bando la pace con l'armare i sudditi contro i sovrani, con l'insegnare a vilipendere i vescovi chiamati da Cristo, quasi non da Cristo chiamati.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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