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      Dopo questa selvaggia diatriba si alza quel camerario Giovanni che abbiam veduto innanzi, e che Gregorio aveva elevato a vescovo di Porto, e messo molto addentro nelle sue grazie, dopo la diserzione del cardinale Ugo Candido. Giovanni di Porto era veramente un uomo terribile. Violento nelle passioni, spicciativo, manesco egli era, e come pressochè tutti i buoni ecclesiastici di allora, soldato in ogni suo affetto, in ogni suo uso. Giovanni, in poche parole descrisse della Chiesa il quadro più luttuoso, e dopo averne accennate le brutture e le miserie, continuò:
      - Ma chi l'ha travolta in tanta geenna di vituperi? L'apostata Enrico di Germania; quel mostro dell'arcivescovo di Ravenna, Guiberto. Vuol bene questo santo padre Gregorio, il più grande di quanti pontefici ha avuti finora la Chiesa, vuol bene interdire mogli e concubine agli ecclesiastici, vuol bene condannare le leziosaggini e le morbidezze del vestire, il donneare, l'impazzir dietro cacce e banchetti, il frequentar meglio le orgie che gli altari, l'usar nelle corti, il cavalcare alle guerre; vuol bene sottrarre i sacerdoti alle investiture dei laici, al loro dominio, ai loro capricci, alle loro servitù; il santo padre non affrancherà giammai intieramente la Chiesa, non eleverà giammai il calice sulla spada, la tiara sulla corona, la nobile Italia sull'Alemagna, finchè vi resterà ancora per la terra codesto Enrico, il quale estolle l'empia cervice contro la sublime maestà del pontefice, e dice anch'esso: io sono! Finchè ci resterà Guiberto, che tutte le infamie e tutte le scelleratezze in sè porta incarnate, la Chiesa è disonorata.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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