Qualunque aveva facoltà di ucciderlo per guadagnare la salute dell'anima. Gli dovevano rifiutare il tetto da ricovrare la inferma persona, il pane per isfamarlo, un gocciolo per torgli la rabbia della sete. Chi con lui favellava cadeva medesimamente nelle censure. I figli, la moglie, la madre, i parenti tutti, gli amici, avevano a sconoscerlo; niuno soccorrerlo se lo vedeva cader di lassezza, colpito di febbre e di lebbra. Egli doveva errar come il lupo, esser solo come la notte, maledetto come Caino. La terra stessa non prestarsi a dargli appoggio, il sole a dargli luce. E se era principe o signore, decadeva sul fatto del grado, ne perdeva il nome ed i titoli, le insegne e l'autorità; i vassalli levavangli ogni fede e riverenza, non l'obbedivano, lo vilipendevano, lo uccidevano ancora, se tanto avesse loro ordinato chi fulminava le censure. Ecco quindi ogni vincolo di sangue e di società civile rotto per una parola; ecco un popolo immerso nei tumulti ribelli, e nelle guerre; ogni constituzione di regno o d'impero violata.
Quest'arma, che i popoli stessi avevano data ai pontefici, finchè questi furono santi e protettori dei popoli, fu maneggiata con giustizia. E la tiranna prepotenza dei principi raffrenò; i dritti delle nazioni e dei soggetti protesse. Ma quando i pontefici diventarono altresì signori e ricchi, quando il ticchio lor prese di ambizione, e dalla pura santità del ministero sacerdotale si allontanarono per vezzeggiare principati, ed ai principi tornar superiori; quest'arma sacra, questo lábaro di libertà e di custodia degli oppressi, quest'arca di salute, questa spada che rovesciava le tirannie, si prostituì ad usi profani e scellerati.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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Caino
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