Fino a tanto che infiacchì, e si rese non temuta e ridicola.
Nel secolo XI però la scomunica vigeva ancora di massimo rigoglio, sopra tutto presso i popoli del nord.
Ed in effetti, come i numerosi legati che Gregorio diffuse in Germania vi pubblicarono l'anatema dell'imperatore e dei suoi cortigiani, tutti vestirono scorruccio, prevedendo i guai che avrebbero travagliata la patria. Maggiormente perchè i legati non si arrestavano nel manifestare i decreti del concilio di Roma, ma principi e vassalli prevaricavano a nome di Gregorio, e ad Enrico li ribellavano - i più saldi lusingando di promesse, i più timidi spaventando per minacce e per i quadri luttuosi dello sdegno di Dio e del pontefice. In modo che, i legami dell'impero teutonico si discioglievano. I sacramenti di obbedienza da ogni lato rompevansi. L'ordine sociale si sfracellava. Lo spirito pubblico correva al tumulto ed alle vendette. Un fomite di dissoluzione, di rivolta, di guerra, cominciava a prender fuoco in tutti i punti. Imperciocchè, se già i popoli inchinavano a francarsi, i principi a torsi di soggezione dall'imperatore, e qualcuno ad arrivare esso stesso all'impero, li ratteneva il giuramento prestato ad Enrico, giuramento cui come santo rispettavano. Essi non ardivano alzare baldanzosi la voce della ribellione e contristare il placido andare della nazione, difesa dai suoi dritti e dalle sue costituzioni. Ora, Gregorio avea tagliato quel sacramento; liberati tutti dalla divozione; attaccate le antiche e sacre leggi di Germania; tornato irriverito quel monarca a cui tutti mettevano fede, svillaneggiato, oppresso, rovesciato dal soglio; chi manteneva salda la fedeltà dei vassalli spogliato d'ogni riverenza, d'ogni santità, d'ogni decoro e grandezza.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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