- Bene sta, sire di Nordheim, Avete compiuto il vostro mandato, ritiratevi.
Ottone partì, e ritornò alla dieta in Tribur per consegnare ai principi i capitoli firmati e giurati da Enrico. Viva fu la gioia di coloro, per la maggior parte o sconfitti alla battaglia di Hohenburg, o umiliati alla dedizione del campo di Gerstungen e tenuti cattivi nei castelli dell'impero per la durata e sicurezza della tranquillità. Smisurato fu il gaudio dei legati. Segnatamente allorchè si udì che Enrico, per dar pruova di voler mantenere i patti, aveva accolti a consiglio nel castello di Oppenheim i suoi, e dopo commovente discorso, licenziati dalla corte i vescovi di Bamberga, Colonia, Strasburgo, Basilea, Spira, Losanna, Zeitz, il duca Ulrico di Cosheim, i conti Eberardo ed Artmanno, i quali erano partiti con le lagrime agli occhi. Imperciocchè quelli amavano Enrico teneramente, come colui che dimostravasi magnanimo come re, valoroso come guerriero, senza fasto e compagnevole come soldato, liberale, franco, grande rimuneratore ed ammiratore delle opere prodi, di alti e nobili intendimenti. Così che meritamente forse nella storia spregiudicata s'ebbe appellativo di grande - appellativo che le calunnie non mai specificate da fatti, cui numerose gli addossarono i sediziosi ed i proseliti di Gregorio, non potranno giammai cancellare. Dopo il qual tenero addio, riconfortandosi per tempi migliori, Enrico mandò ordine al comandante di Worms restituire al vescovo la sede, le rendite e l'autorità vescovile, spianare le torri, vuotare la città da' presidii ed arnesi da guerra, licenziare le truppe.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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