- Io per l'appunto, risponde Guaidalmira.
- E come dunque sapevi tu degli assassini che ci minacciavano la vita, figliuola?
- Con la mia scienza, pontefice, franca soggiunge la giovinetta.
- Ah! non avresti miglior risposta da darci, bella fanciulla? riprende Gregorio.
- No.
- Eppure ti gioverebbe moltissimo confidarti a noi, e dirci il vero.
- Io non vi ho dimandato nulla, sir papa. Perchè dunque mi tentate voi con promesse che non mi seducono più del canto del cuculo? Vi ho detto che io lo sapeva col ministero della mia scienza; gli è giusto così. Vi basti.
- Bene sta. Noi ti dobbiamo mercede, e, forse ci avrai dato del poco generoso per averlo dimenticato finora.
- No, santo padre: anzi ve ne dispenso, perchè io non ho bisogno di nulla.
- No? quale è dunque il tuo mestiere?
- Voi lo vedete: dico canzoni pel popolo; predico l'avvenire.
- Predici l'avvenire? ma non sai tu, fanciulla che l'avvenire è in mano di Dio?
- Che perciò? nelle sue mani, io l'indovino. Anzi, se pur siete disposto a darmi mercede alcuna, permettetemi che osservi la vostra mano e che vi dica la sorte.
Gregorio resta un momento a considerare quella giovinetta, per leggerle nell'anima se ella favellasse di buona fede e per interna convinzione, ovveramente tentasse abbindolare anche lui. E forse della sincerità di colei dovette persuadersi, dappoichè, sollecitato altresì da un languido sorriso della contessa Matilde, egli tira tosto la mano di sotto il mantello, si cava il guanto e gliela porge. Guaidalmira piega il ginocchio a terra, la bacia, la guarda attentamente, ne esamina le linee, ne studia le pieghe; ed il suo volto si copre di rossore.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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Guaidalmira Gregorio Dio Matilde
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