E veramente di queste cure affettuose aveva bisogno per addolcire fino ad un certo segno le acerbità del suo cuore! Non che egli si fosse querelato troppo del pontefice, il quale, alzata bandiera contro di lui, così severamente l'aveva osteggiato. Erano corse presso a poco eguali rappresaglie fra loro; Gregorio, primeggiando la gerarchia ecclesiastica, era anch'esso sovrano e potente. Dolevasi della femminea mutabilità dei suoi vassalli, dell'ingratitudine dei principi che aveva stracarichi di ricchezze, di feudi, e di prove d'amicizia - e segnatamente di quel duca Rodolfo di Svevia a lui cognato e come primo sposo di sua sorella Matilde e come marito in seconde nozze di Adelaide sorella della regina Berta. Questi non aveva saputo resistere all'ambizione di scavalcare dal soglio Enrico, cedendo alle tentazioni lusinghiere di Gregorio, che a quella corona lo confortava aspirare. Si era perciò messo alla testa dei ribelli e non cessava dal muovere le torme contro lo sfortunato re, il quale al suo popolo additato come malvagio dai principi, come empio dagli ecclesiastici di Gregorio, non vedeva speranza di potere un giorno ristaurare l'onore. Intanto la dieta di Augusta approssimava. Quanto avesse a mettervi fiducia Enrico comprendeva assai bene. Ai suoi partigiani, perchè gente scomunicata, inibivano assistervi; accusatori e giudici sedevano i suoi nemici; ed egli, re decaduto, doveva sottomettersi alla censura, al giudizio dei suoi vassalli. Questo amaro pensiero lo decise. Calcolò essere minore umiliazione per lui di piegarsi al papa, regolatore dei cristiani, e subire penitenza canonica, quasi ad iscompito delle sue peccata, anzi che trascinarsi avanti a' suoi sudditi come reo di sovversione dell'impero e d'incapacità di governo.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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