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      Ma poi ricordandosi che egli era lì per supplicare perdono, e che la posizione del suo padrone oltremodo diveniva precaria di giorno in giorno, raffrena l'impeto che lo dominava, e soggiunge:
      - Santo padre, Enrico è venuto fin di Lamagna per dimandarvi l'assoluzione della scomunica. Egli è stato calunniato presso di voi da vassalli infedeli, che avevano troppo a guadagnare nei dissidii; e voi gli avete posti anatemi sopra base di colpe che giammai lo lordarono. Prega perciò vostra beatitudine di udire le sue difese e discioglierlo dalle censure.
      Gregorio, torvo in viso, lo sta ad ascoltare, poi dopo lungo indugio risponde:
      - Sappia Enrico di Germania che gli è contro le leggi ecclesiastiche giudicare accusato, assenti gli accusatori, e portar sentenza qualsiasi. Se egli era conscio a sè d'innocenza, non avrebbe evitata la dieta di Augusta, dove noi, udite le ragioni di ambo le parti, avremmo pronunziato con quella giustizia che Iddio ci inspirava. Perchè dunque da quel giudizio è rifuggito?
      - Enrico non ha paventato il giudizio, santo padre. Ma, innanzi della corona e della vita, bisogna riguardare l'onore. Ed il suo onore di cavaliere, e la sua dignità di re malamente sopportavano di soggiacere alle accuse ed al giudizio di vassalli.
      - Che pretende dunque da noi?
      - Pretende che, come capo de' cristiani, udiate le discolpe di un cristiano calunniato ed oltraggiato da scellerati; pretende che, come vicario di Dio, spogliate ogni terrena passione ed udiate i lamenti dell'innocente, e gli facciate quella giustizia che gli faranno i posteri, non agitati da ire di parti, ed Iddio al suo eterno tribunale.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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