La mia risposta intanto è questa; e così potessi darne una somigliante anche al figlio del falegname di Soano.
E sì dicendo, scagliava l'azza contro il vescovo, che ne avrebbe avuto certo spaccato il cranio, se sollecito non si tirava indietro. Egli allora tolse la balestra di mano ad un soldato per rimandargli il saluto; ma Baccelardo era scomparso dietro la rampa delle seconde mura, e unitamente al re ed al resto della corte tornava al romitaggio di San Nicolao.
L'imperatore non tolse cibo che pochissimo e la notte non dormì.
Allo spuntare del giorno voleva partire per Piacenza e tentare la fortuna delle armi, l'ultima che gli restasse nel naufragio, e morire da guerriero come aveva vissuto da re. Se non che i signori della sua corte, e Matilde, che tutta confusa e peritosa andò a fargli visita per confortarlo, lo supplicarono di non si disperare così tosto, e correre alla violenza, ma facesse tentativo, quel giorno ancora, perchè forse Gregorio, soddisfatto di sua umiltà e convinto del suo pentimento, gli avrebbe aperte le braccia e perdonato. Enrico battagliò lungamente questo avviso. Infine, vinto dalle preghiere della pia donna, si prestò a secondarli. Sull'ora di sesta quindi si presentò di nuovo al castello.
L'abate di Cluny che quivi lo attendeva, non ardì profferir parola. Enrico comprese cosa significasse la sua presenza, e facendo cenno ai suoi di restarsi, si fe' cavare i borzacchini ed il mantello, e seguì l'abate. La postierla si aprì di nuovo, come il dì avanti, e di nuovo si richiuse.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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