- Vuol dire, Ildebrando, rispose l'altro, che tu non devi temere ed ascoltarmi.
- Guiberto! grida il pontefice levandosi da sedere, che chiedi tu qui?
- Guiberto appunto, risponde l'arcivescovo di Ravenna, alzando la visiera. Tu non aspettavi la mia visita, fratello; ma io, che ho miglior cuore del tuo, che che tu ne possa pensare, ho voluto gustare del piacere di abbracciarti.
- Indietro, assassino, grida Ildebrando ritraendosi, qual novello delitto sei venuto qui a commettere?
- Per l'anima di quel nostro bravo Bonizone, fratello, tu non hai cangiato in nulla! Tu sei sempre quel petulante giovane, che fantasticava in ogni cosa il male e non si piegava nè per consigli, nè per forza. Ed a dire che neppure nel volto sei mutato! Io invece... eh! fratello, la vita del campo e tra le femmine consuma; e tu ben ti sei avvisato farti papa. Minchione che non lo hai fatto prima!
- Ma, che cosa è dunque codesto insolente favellarmi? aprimi passo o va via, grida Gregorio turbato, sbalordito, non sapendo quasi che dicesse, affogato da cento affetti diversi.
- Corpo di mille lance, qui non ci ascolta nessuno, Ildebrando. Lascia dunque, con tutti i diavoli, codesto sussiego, perchè con me non sei nè più nè meno dell'intrigante frate che ha barattata la cocolla per la tiara, e del figliuolo di Bonizone come me, arcivescovo di Ravenna eccetera. Inoltre egli è necessario che io ti favelli. E stammi bene ad udire, sai! Perchè già da te conosci come il nostro sangue sia infiammabile, e come entrambi siamo maledettamente corrivi allo sdegno ed alle mani.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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